NAM

Arno – Imaginary Topography, il floor drawing di Andreco

Arno – Imaginary Topography  è un floor drawing realizzato dall’artista Andreco su circa 350 metri quadrati di superficie, sotto alla ciminiera del cortile centrale di Manifattura Tabacchi

È il primo intervento artistico di NAM – Not A Museum, la nuova piattaforma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, basata sul principio dell’interdisciplinarità tra le arti e sul coinvolgimento della comunità.

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Ispirata alla topografia della città di Firenze e della sua provincia, l’opera si inserisce delicatamente tra le architetture industriali attraverso un linguaggio accessibile e interpretabile secondo la visione personale di chi ha la possibilità di viverla. Da sempre coinvolto in una ricerca multidisciplinare che mira a sensibilizzare il pubblico rispetto all’ambiente naturale e a contrastare la visione antropocentrica, Andreco ha deciso con questo lavoro di restituire lo spazio alle geologie che esistevano precedentemente all’intervento umano sulle stesse e di riportare in primo piano l’ecosistema fatto di sassi, terra e acqua. 

Andreco
Arno – Imaginary Topography
2020
Floor-Drawing 

 

“La forma di cemento presente nel cortile mi suggerisce una topografia immaginaria, uno studio geologico e morfologico per un paesaggio futuro. Il floor-drawing vuole essere un omaggio al territorio, alla geologia, ai fiumi, alle zone umide, agli ecosistemi, ai dislivelli dei territori toscani e al luogo in cui si trova. Un gradiente di rossi con al centro un tratto blu che raffigura in maniera simbolica il fiume Arno nella provincia di Firenze. Un paesaggio immaginifico determinato da elementi azzurri in equilibrio. Le tonalità di rosso presenti, prendono spunto dal colore dei mattoni della Manifattura Tabacchi. Il dipinto decostruisce gli elementi architettonici presenti, fluidifica le architetture industriali, restituendo a queste una nuova vita ed un nuovo inizio. Lo spazio rigenerato prende nuove funzioni e significati, ed è lo spazio a determinare l’immagine ed il significante. Ho preferito lavorare in assonanza ed empatia con i luoghi piuttosto che esporre contrastanti decorazioni egotiche. I gradienti di rosso mi ricordano anche le aree dei grafici che indicano l’indice di aridità dei suoli, la carenza di acqua e di sostanza organica nei suoli. Studi scientifici dimostrano le alterazioni subite dai fiumi a causa dei cambiamenti climatici nell’area del mediterraneo. L’accelerazione dei processi di desertificazione come l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorici estremi ne cambiano il destino. L’alternanza di piene e magre si farà sempre più radicale.I fiumi ed i macigni sono soggetti a me molto cari, in ogni dove cerco di rendergli omaggio per ribaltare la famosa gerarchia antropocentrica che vede al primo posto l’uomo, poi gli animali, poi le piante ed in fine la materia minerale ed inorganica.  Questa visione ha causato una rapida perdita della biodiversità ed una forte alterazione degli ecosistemi, ci ha portato all’attuale crisi ambientale, climatica e sanitaria. Le mie opere vogliono spostare questa gerarchia, mettendo al primo posto le geologie, le rocce inanimate. Le piante, gli animali e gli esseri umani dovrebbero coesistere in una forma mutualistica e simbiotica. L’ambizione delle mie opere è quella di cambiare il punto di vista umano da antropocentrico ad ecocentrico.”

Andreco

“Sotto l’iconica ciminiera di Manifattura Tabacchi, si estende la topografia immaginaria di un luogo altro. Ampie campiture di diverse tonalità di rosso, interrotte dalla presenza di macigni azzurri, formano altipiani e fossati di terra che abbracciano e vegliano sulla linea sinuosa di un fiume. Frutto di un’analisi dei dati sul fiume Arno sull’alternanza tra piene e magre dell’ultimo secolo, il floor drawing richiama simbolicamente i fiumi e le alterazioni dagli stessi subiti a causa dei cambiamenti climatici nell’area del mediterraneo. Tesa a ribaltare la gerarchia che posiziona l’uomo al primo posto, seguito dagli animali, dalle piante e infine dalla materia minerale e inorganica, l’opera gioca con la vita animata e inanimata rimettendo in discussione distinzioni epistemologiche e costruite, tra i mattoni caldi e la vegetazione che è cresciuta libera in una piazza che un tempo era abbandonata. Come avviene sempre nella pratica dell’artista, il lavoro nasce dallo studio del luogo e intende far riemergere una complessità di relazioni sottese allo stesso. Quella che prima era una colata di cemento, prima ancora fu una voragine terrosa, una sorta di metafora dell’intervento umano sulla geografia del pianeta. Ecco Arno inverte questa retorica, mostrandosi come un ambiente marziano, deserto e senza traccia umana, all’interno del quale scorre timidamente l’origine di tutte le cose, l’acqua. In contrasto con la verticalità, l’ortogonalità e la staticità dell’architettura, Andreco realizza un lavoro in superficie, lungo traiettorie curvilinee e in continuo movimento, aggiungendo nuovi significati allo spazio, tra un passato industriale e un presente di rigenerazione. Un’operazione semplice quanto rivoluzionaria perché, nello scoprire la terra, le sorgenti e i sassi ed esporli al cielo, ricostituisce l’ecosistema naturale in quanto organismo vivente e collettivo, che irrompe attraverso gli schemi umani e individuali. La ricerca dell’artista proietta tale verità in un paesaggio futuro che tuttavia è già qui. Un omaggio alla geologia e al territorio, ma soprattutto un invito ancora una volta a riconsiderare il punto di vista antropocentrico sul mondo per ricollocare la natura al suo posto primordiale.”

Caterina Taurelli Salimbeni, curatrice

Andreco

Andreco, unisce una formazione scientifica, dottorato in Ingegneria Ambientale, collaborazioni post dottorato con Università di Bologna e Columbia University di New York sulle infrastrutture verdi per la gestione sostenibile delle risorse in diverse condizioni climatiche, con un percorso artistico che investiga i rapporti tra spazio urbano e paesaggio naturale, tra uomo e ambiente, realizzando progetti che vanno a comporre un’unica ricerca multidisciplinare. Tra questi “Climate Art Project” progetto tra arte e scienza sulle cause e le conseguenze dei Cambiamenti Climatici. Andreco utilizza un linguaggio di sintesi, simbolico e concettuale, servendosi di diverse tecniche di rappresentazione: installazioni, performance, video, pittura murale, scultura e progetti d’arte pubblica. Partecipa a mostre e festival a livello internazionale.

Le opere di Andreco sono state esposte in manifestazioni artistiche istituzionali, musei e gallerie di tutto il mondo tra cui La Biennale di Architettura di Venezia (2018), La Triennale di Milano (2018), la Saatchi Gallery di Londra (2017), il Centro per L’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2017), il MACRO di Roma (2013). Vincitore del Premio Speciale del “Talent Prize 2017” al Museo Macro di Roma e, nel 2016, Vincitore di Jazzi, il concorso di idee per la rigenerazione rurale, selezionato per il Gran Tour d’Italie del MIBAC 2019, Vincitore dei Bandi Creative living Lab 2018, 2019, finalista per l’Oscar alla comunicazione ambientale 2019 relativa ai Cambiamenti Climatici.

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Climate Art Project

sito web

Un progetto transdisciplinare tra arte, scienza e awareness ambientale realizzato dall’artista Andreco, ispirato dagli studi scientifici e sociali sul cambiamento climatico. L’associazione organizza iniziative internazionali e locali sull’arte, la scienza e l’ambiente e collabora con altre associazioni, istituzioni, fondazioni e aziende che operano nel campo della sostenibilità e dell’uso etico delle risorse naturali.