God is Green – Piante dalle capacità straordinarie

God is Green

Piante dalle capacità straordinarie

a cura PNAT

God is Green è la rubrica [Home Edition] sui temi della sostenibilità e del futuro green a cura di PNAT.

Ogni domenica alle 16:00.

pnat

Cover: MOST themost.it

Le piante sono organismi sofisticatissimi e la ragione è di tipo evolutivo. Gli animali possono fare affidamento sul movimento per procacciarsi il cibo, fuggire dai pericoli e cercare nuove risorse, le piante no. E così hanno imparato a produrre il proprio nutrimento, usare in maniera efficiente le risorse a loro disposizione, interagire con l’ambiente – tutto questo, senza spostarsi.

E sono state piuttosto brave, perché le piante sono le forme viventi più abbondanti e longeve al mondo. Vantano un’infinità di primati, e sono incredibilmente sensibili: rilevano più di quindici diversi parametri chimici e fisici (da far impallidire i nostri cinque sensi!), soprattutto con le radici. Hanno straordinarie capacità di adattamento, possono vivere in ambienti estremi, economizzano energie e risorse. Per sopravvivere, si segnalano vicendevolmente i pericoli e instaurano relazioni di sinergia e cooperazione non solo fra loro ma con altri esseri viventi. Un esempio è la riproduzione: se alcune piante producono semi dalle forme sofisticatissime per favorirne la diffusione, altre si affidano a insetti o piccoli animali, che attraggono con zuccheri e sostanze volatili, per diffondere il proprio polline.

Insomma, se l’intelligenza è definita come “la capacità di risolvere problemi”, una cosa è certa: in quanto a risoluzione di problemi, le piante sono estremamente creative.

Qualche dimostrazione?

1. Le piante si mimetizzano egregiamente.

L’esempio della Boquilla Trifoliata

Photo credit: Scott Zona

La Boquilla Trifoliata è una pianta che possiamo trovare nelle foreste del Cile e dell’Argentina. È una rampicante, una liana, che cresce ancorandosi ai fusti delle piante ospiti. Con una particolarità: è in grado di imitare le piante sulle quali si arrampica, anche più di una contemporaneamente. Una singola pianta di boquilla può variare le proprie foglie anche più volte, con l’obiettivo di somigliare il più possibile alla specie ospite più vicina. La foglia di Boquilla può essere più affusolata, appuntita o tondeggiante, addirittura spinata o zigrinata. Può variare in forma, dimensione, proporzione, colore, orientamento e texture.

La mimetizzazione foliare è una straordinaria strategia di difesa. Modificando le proprie foglie, la Boquilla si camuffa e diventa irriconoscibile per i propri predatori.

Ma come fa?

La risposta potrebbe essere tanto semplice quando sorprendente: le piante sono in grado di percepire le immagini. Grazie agli ocelli, delle “lenti” speciali situate nell’epidermide delle foglie e capaci di convogliare le immagini e i raggi solari.

2. Le piante elaborano sofisticate strategie per riprodursi.

Il caso dell’Erodium Cicutarium

La dispersione dei propri semi è un tema molto delicato per le piante: è importante che questi siano distribuiti sulla più ampia superficie possibile, ad esempio, e che le condizioni esterne siano ideali alla germinazione. Le strategie che le piante hanno sviluppato per diffondere efficacemente i propri semi nell’ambiente sono centinaia. Quella dell’Erodium cicutarium, una piantina spontanea della stessa famiglia del geranio (Geraniaceae), è addirittura esplosiva.

Il frutto dell’Erodium, attraverso la sua struttura, mette a disposizione dei semi una gran quantità di energia meccanica, con una specie di meccanismo “a molla”. Al momento della maturazione, o con l’eventuale interferenza di fattori esterni (animali, insetti, o un soffio di vento), i semi vengono sprigionati in una sorta di esplosione che li spedisce anche a metri di distanza. E il meglio deve venire. Una volta raggiunto il suolo e regolandosi secondo l’umidità dell’aria, i semi avviano un geniale processo di auto-interramento, sfruttando la forma appuntita, le setole e una lunga appendice filiforme, una codina capace di attorcigliarsi a spirale. Prima di tutto, il seme si sistema in perfetta posizione verticale a testa in giù, aiutato dalle setole. Una volta stabile, entra in gioco la codina, che modifica la propria forma al cambiamento dell’umidità atmosferica, generando un movimento a spirale che spinge il seme sempre più in profondità. In pochi giorni, il seme ha raggiunto la sua sistemazione ideale, qualche centimetro sottoterra, ed è pronto a germinare.

3. Le piante ricordano.

L’esempio della Mimosa Pudica

Le piante sono in grado di riconoscere la pericolosità degli stimoli e di ricordare. Registrano informazioni e si comportano di conseguenza.

La Mimosa Pudica è una piantina interessantissima, che chiude le proprie foglioline quando si sente minacciata: basta sfiorarla, per suscitare la sua reazione. Se però viene sottoposta allo stesso stimolo più volte, senza che questo comporti un danno per lei, smette di farlo. Riconosce che il contatto non è un pericolo, ma è inoffensivo, e non attiva meccanismi di difesa. Di per sé è già affascinante, ma non è finita qui: anche a distanza di un mese dalla prima prova, la ripetizione dello stimolo non provoca la chiusura delle foglie! La spiegazione è sconvolgente: la Mimosa Pudica non solo registra le informazioni, ma è in grado di ricordarle.

4. Le piante sanno contare.

L’abilità della Dionaea Muscipula

Nota come “venere acchiappamosche”, la Dionaea Muscipula è la pianta carnivora per antonomasia, un riferimento nel nostro immaginario collettivo.

Conosciamo tutti le sue foglie carnose e minacciose, che ricordano delle fauci dai denti aguzzi e sono capaci di imprigionare le sfortunate prede con movimenti rapidissimi. Quello che forse in pochi di noi sanno, però, è che prima di attivarsi, le Dionaee fanno due calcoli. Il movimento di cattura è un processo molto dispendioso in termini di energia, dunque non può essere sprecato. Per non parlare del processo di digestione: la produzione di enzimi è molto impegnativa per una pianta carnivora.

Le foglie sono sensibili al contatto, ma non possono farsi ingannare da falsi allarmi. Come distinguere il passaggio di un insetto dal cadere della pioggia? Contando. La foglia è dotata di peletti: sono questi i recettori con le quali la pianta percepisce il contatto. Solo se i peletti sono toccati due volte, la trappola si innesca. A questo punto, occorrono altre tre sollecitazioni dei recettori perché la pianta sia certa di aver catturato una preda viva, e inizi la digestione.

Questa scoperta dai toni un po’ macabri è sconvolgente: non solo le piante riconoscono gli stimoli e li registrano, ma li sanno contare. Operando una brillante valutazione costi-benefici.

In conclusione, dobbiamo guardare alle piante con una nuova e maggiore consapevolezza. E mettiamo le cose in chiaro: le piante sono già straordinarie, perché se non ci fossero non mangeremmo e non avremmo ossigeno da respirare.

Pnat

PNAT è uno spin off accademico dell’Università di Firenze che si propone come punto d’incontro tra ricerca sperimentale sul mondo vegetale e design sostenibile co-fondato dai biologi Stefano Mancuso (Direttore LINV – Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) Elisa Azzarello, Camilla Pandolfi e Elisa Masi, e i designer Antonio Girardi e Cristiana Favretto.

Guidato dal neurobiologo vegetale Stefano Mancuso, PNAT ha realizzato in B9 il primo prototipo della Fabbrica dell’Aria, un dispositivo in grado di depurare l’aria all’interno degli spazi sfruttando la capacità naturale delle piante di assorbire e degradare gli inquinanti atmosferici.

fabbrica dell'aria

sito web

instagram

facebook