I tre pilastri dell’Ashtanga Yoga

Regeneration Yoga [Home Edition]

I tre pilastri dell’Ashtanga Yoga

di Sara Beccari, insegnate di Ashtanga Vinyasa

Nel rispetto delle misure di prevenzione previste dal Dpcm 22/03/2020, purtroppo non è stato possibile registrare le video lezioni a cura di Sara Beccari come previsto e comunicato. L’appuntamento con l’insegnante di REGENERATION YOGA sarà comunque sul blog di Manifattura con approfondimenti sulle posizioni di Ashtanga Yoga e i loro benefici

Yoga è l’unione dell’anima individuale con lo spirito universale. È un concetto astratto ma di base lo Yoga ci serve a centrarsi e trovare consapevolezza di sé. Ci sono termini diversi per esprimere i vari modi di avvicinarsi a questa disciplina e le varie strade, ma lo Yoga è uno, seppur chiamato in nomi diversi.

Ashtanga Yoga è un metodo che si basa su una sequenza speciale di posture, dette asana ed è focalizzato su tecniche respiratorie particolari. È una pratica dinamica, una meditazione in movimento che massaggia e rafforza l’addome, gli organi interni e rende più aperte e flessibili le anche. È una disciplina adatta a tutti coloro che sono pronti a muovere il corpo e a ritrovare la mente più calma, la capacità di concentrazione potenziata.

Andiamo a scoprine i tre pilastri, ovvero: ujjayi, bandha e vinyasa.

1- Ujjayi

Il respiro vittorioso

Ujjayi, tradotto in ‘respiro vittorioso’, è un’antica tecnica di respirazione che si fa creando un leggero suono nella parte posteriore della gola mentre si inspira ed espira dal naso, quindi con la bocca chiusa.
Lo scopo principale è quello di creare un ritmo del respiro e portarlo avanti per tutta la pratica. Questo suono diventa quindi un mantra per focalizzare la mente.

2- Bandha

le barriere energetiche

Con il termine bandha si indicano le barriere energetiche all’interno del corpo che regolano il flusso del respiro, del prana (la forza vitale), dentro i sottili canali di energia chiamati nadi.

Il primo, il mula bandha, è il blocco radice, si trova alla base della colonna vertebrale, nel pavimento pelvico.
L’uddiyana bandha si fa risucchiando la parte inferiore dell’addome mentre si solleva il diaframma (la stessa sensazione di quando dobbiamo agganciare un paio di pantaloni stretti in vita).
Il terzo, il jalandhara bandha, è il blocco del mento, e viene usato nel pranayama (ovvero nelle tecniche di respirazione) ma non tanto nei movimenti.

3- Vinyasa

la connessione tra movimenti e respiro

Vinyasa è un altro punto importante: il collegamento tra movimento del corpo e respiro, in qualche modo si può definire l’espressione sottile del movimento della propria forza vitale.
Come elemento della pratica dello yoga, vinyasa indica una sequenza di movimenti coordinati al respiro che facilitano la transizione da una posizione all’altra. Grazie al vinyasa la pratica yoga diventa più dinamico perché, anziché far eseguire le posizioni in una semplice successione, le collega in un flusso.

Sara Beccari

Rientrata da un viaggio in India a Mysore, città del Karnataka, dove nasce e si sviluppa questa disciplina, Sara pratica dal 2009.

Nel 2013 si trasferisce a New York per frequentare la scuola Ashtanga Yoga New York di Eddie Stern, diretto discepolo del maestro Sri K. Patthabi Jois, fondatore e divulgatore della pratica. Nel 2015 approfondisce le sue competenze presso la scuola Ashtanga Yoga Vienna, per la formazione insegnanti del Guruji Manju Jois, figlio di Sri Pattabhi Jois.

Sara insegna a Scandicci Ashtanga Vinyasa Yoga secondo la tradizione quindi nello stile mysore cercando di trasmettere la passione che l’accompagna e cresce portandola a una continua ricerca per sé e per condividerla.