Tomaso Montanari, la presentazione del libro “Perdersi in Toscana” [audio]

tomaso montanari

“Perdersi in Toscana” è l’ultimo libro di Tomaso Montanari, edito da Maschietto Editore Firenze.

 

Tomaso Montanari, sullo sfondo del Giardino della Ciminiera di Manifattura Tabacchi, ha presentato il suo nuovo libro “Perdersi in Toscana“, edito da Maschietto Editore Firenze. Un percorso tra luoghi, opere e persone lontano dalla Toscana del turismo di massa per ritrovare la misura umana.

Conoscere, dunque, e amare le periferie: ecco la chiave. Quelle di oggi, certo, ma anche quelle di ieri, che ci permettono di conoscere il tessuto brulicante che connetteva e dava senso alle opere dei giganti – quali Donatello o Botticelli – che oggi svettano nella nostra fantasia come obelischi in un paesaggio vuoto“.

Audio e introduzione del talk a cura di Radio Papesse.

Tomaso Montanari durante la prima presentazione pubblica di "Perdersi in Toscana", 8 luglio 2020, Manifattura Tabacchi, Firenze.

“Perdersi in Toscana” è una non guida, è un diario, è una mappa tenera, una proposta di viaggio e di scoperta di quella Toscana che in molti, sbagliando, chiamano Toscana minore, la periferia che più che un luogo fisico è uno stato dell’anima. La Toscana altra, quella dei bordi, fuori dalle cartoline ufficiali, dove la mancanza di assembramenti, prima di essere una misura di profilassi, è un dato di fatto culturale.

Tomaso Montanari ha raccolto 30 testi, 30 luoghi, 30 ragioni per perdersi in Toscana, da Sant’Anna di Stazzema alle piramidi dell’Abetone, dalla casa esagono di Vittorio Giorgini a Baratti, fino a Palazzo Piccolomini a Pienza, da riscoprire con gli occhi di Enea Silvio, Papa Pio II.

 

Per prendere a prestito le parole ispirate che l’abate Bernardo ha fatto risuonare in San Miniato al Monte in una recente notte di Natale, tra i tanti ribaltamenti provocati dalla nascita del Dio-Bambino c’è anche quello che sovverte l’ovvia gerarchia che lega il centro alla periferia. Mentre, dalla sua grande Roma di marmo, Cesare Augusto si affanna a censire gli abitanti del suo vasto impero è a Betlemme, minuscolo e sconosciuto capoluogo di Giuda, che nasce il Re dei Re. E non è certo solo una questione religiosa: oggi nessuna visione politica, nessuna idea di cultura che ambiscano a cambiare lo stato delle cose può nascere al centro, ma solo nelle tormentate periferie fi siche e morali in cui si s laccia il mondo occidentale.

(Tomaso Montanari, “Perdersi in Toscana”)

tomaso montanari

Sono nato nel 1971 a Firenze, dove vivo. Studio l’arte dell’età barocca e la storia del patrimonio culturale.

Mi sono formato alla Normale di Pisa, ho insegnato a lungo alla Federico II di Napoli e ora sono professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università per Stranieri di Siena.

Sono convinto che gli storici dell’arte servano a fare entrare le opere d’arte nella vita intellettuale ed emotiva di chi si occupa di tutt’altro.

Penso anche che l’amore per la storia dell’arte non debba essere un fatto privato (o peggio un’evasione, o un modo per non pensare), ma pubblico e ‘politico’. L’articolo 9 della Costituzione ha, infatti, mutato irreversibilmente il ruolo del patrimonio storico e artistico italiano, facendone un segno visibile della sovranità dei cittadini, dell’unità nazionale, e dell’eguaglianza costituzionale, perché ciascuno di noi (povero o ricco, uomo o donna, cattolico o musulmano, colto o incolto) ne è egualmente proprietario.

Ma tutto questo è assai difficile da capire, perché oggi la storia dell’arte non è più un sapere critico, ma un’industria dell’intrattenimento ‘culturale’ (e dunque fattore di alienazione, di regressione intellettuale e di programmatico ottundimento del senso critico). Strumentalizzata dal potere politico e religioso, banalizzata dai media e sfruttata dall’università, la storia dell’arte è ormai una escort di lusso della vita culturale.

È per questo che oggi non basta fare ricerca e insegnare, ed è per questo che ho scritto A cosa serve Michelangelo? (Einaudi 2011), La madre dei Caravaggio è sempre incinta (Skira 2012), Le pietre e il popolo (minimum fax 2013), Istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà (minimum fax 2014), Privati del patrimonio (Einaudi 2015), e (con Vincenzo Trione), Contro le mostre (Einaudi 2017).

Tra i miei libri di ricerca recenti: La libertà di Bernini (Einaudi 2016) e Costituzione italiana. Articolo 9 (Carocci 2018).

Ho ideato e condotto due serie televisive dedicate a Bernini e a Caravaggio per Rai 5 e la serie Favole, forme figure per Loft, la tv del Fatto Quotidiano.

Scrivo sul Fatto Quotidiano, per il quale ogni lunedì tengo la rubrica Le pietre e il popolo. Ho anche una rubrica sul Venerdì di Repubblica: Ora d’arte.

Ho provato (direi inutilmente) a rimettere in piedi una sinistra in Italia, e sono presidente dell’associazione di cultura politica Libertà e Giustizia. Ho dedicato un piccolo libro all’impegno civile degli intellettuali: Cassandra muta (Gruppo Abele 2017).