Workshop con Stefania Galegati

Dal 25 al 27 settembre, Stefania Galegati, artista visiva che insegna all’Accademia di Belle Arti a Palermo, ha inaugurato il primo workshop con gli artisti in residenza del ciclo La meraviglia.

All’interno di uno sviluppo totalmente naturale e spontaneo, il percorso ha assunto una struttura dialettica, che permette di seguire l’esperienza secondo tre fasi diverse: la disabitudine, la condivisione, la creazione.

La disabitudine

Disabitudine

Un ampio foglio di carta bianco sopra un tavolo da lavoro e pennarelli colorati. Questi gli ingredienti del primo giorno di lavoro, nel quale Stefania Galegati ha voluto partire dalla disabitudine, intendendo con ciò la rimozione di tutto ciò che è la norma, l’abitudine. A tale scopo, gli artisti sono stati invitati a disegnare con la mano opposta a quella solita, durante l’ascolto di varie letture condotte dalla tutor del laboratorio.

Ogni tanto, quest’ultima ha chiesto a tutti di invertire le proprie postazioni, per diminuire ulteriormente il livello di comfort e allenare il cervello a nuove condizioni.

In questo senso il primo passo dell’incontro prepara il terreno per la fase successiva, ripulendolo dalle erbacce, preconcetti e chiusure.

 

La condivisione

Frase imparziale

Per il secondo giorno, Stefania Galegati ha chiesto a ciascuno di portare in Manifattura Tabacchi: qualcosa con cui lavorano di solito, qualcosa con cui non lavorerebbero mai, un ricordo, una lettura, un suono, un’immagine, una cosa da mangiare, una da bere, un’ossessione e un problema.

Nel condurre questo giro di letture, si è attivato un processo di dialettica sia linguistico che materiale attraverso gli oggetti portati, in quanto estromissioni dell’esistenza di ognuno, ed è emersa una rete di affinità tra i problemi, le immagini e le tematiche di ciascuno.

Mitologia, letteratura, nomadismo, famiglia, politica, filosofia, religione, fraintendimenti culturali. Soggetti ricorrenti nelle storie di ognuno, addirittura negli oggetti, come i fogli raccolti da Anna e portati al tavolo. Tutte le problematiche sono andate a convergere su una singola che dal punto di vista pratico le racchiudeva tutte, che riguarda Esma e la burocrazia per ottenere il permesso di soggiorno. È stato deciso che risolvere tale questione, grottescamente irrisolvibile, avrebbe portato alla soluzione di tutte le altre.

Tutto parte dal problema di Esma con il permesso di soggiorno e dalla volontà di risolverlo insieme.

La creazione

Bekhbataar Enkhtur

Il terzo giorno è arrivato il momento dell’elaborazione, per la quale Stefania Galegati ha scelto un luogo particolare dello spazio B8: l’imparziale.

Ciascun intervento all’interno dell’imparziale è la catalizzazione dei discorsi affrontati e della fase di condivisione.

Stefania ha dato il via “programmatico” con la sua scritta bianca sul pavimento, mentre tutti gli altri elaboreranno il proprio intervento, praticamente individuale e concettualmente corale.

Probabilmente anche influenzati dall’incontro casuale con alcuni ex dipendenti della Manifattura Tabacchi e dai loro racconti, gli artisti hanno deciso di intervistare tutti i dipendenti attuali, in maniera da ottenere una rappresentazione di ogni categoria sociale all’interno della struttura.

“Come ti immagini una diversa struttura di organizzazione sociale e politica del mondo?”

La domanda, che ha un’ovvia sfumatura utopica, vuole scomodare, far riflettere, indagare i desideri e i sogni di ognuno per un possibile mondo diverso. Quindi aperto a possibilità fantasiose, ma con uno sguardo nel possibile. L’imparziale quindi, ospiterà all’interno di ogni stanza un video che manda in loop le oltre cento risposte al quesito, ma anche gli interventi individuali di ogni artista.