Lori Lako

Lori Lako

(1991 - Pogradec, Albania)

Vive e lavora a Firenze. Ha studiato Arti visivi e Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Akademie der Bildenden Künste, Monaco di Baviera. Attraverso la sua ricerca riflette sulla condizione dell’uomo post-moderno surclassato da immagini e messaggi che ostacolano la decodifica del mondo, la memoria storica e l’ascolto del sé.

Tra le mostre recenti: Still Life, Terzopiano Arte Contemporanea, Lucca (2019); And whatever I do will become forever what I have done, Museo Novecento, Firenze (2019); Schermo a schermo; rassegna sul film e sul video sperimentale in Italia e in Albania, Black box, Tirana (2018); The sea is far, though my tears are salty, Galeria e Arteve, Shkoder (2018); Polis BBQ, Arte fiera, Bologna (2018); Premio nazionale per l’arte contemporanea “Idromeno”, Galeria e Arteve, Shkodër (2017); Di queste luci si servirà la notte, Le Murate / Progetti Arte Contemporanea, Firenze (2017); TU 35 Expanded, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2017); Downside-up, Tirana Art Lab, Tirana (2016); Era pacifica pare, Careof, Milano (2016).

Residenze: Who cares about art?, Art House, Shkoder (2018); Nobody’s body, Spazio K, Prato (2017); The Subtle Urgencies, Città dell’arte/Fondazione Pistoletto, Biella (2017).

Residenza d'artista

2018-2019
progetto triennale Manifatturanaturacultura

La Cura

Schwimmflügel - I Haven't Dreamed of Flying for a While

anno: 2019
materiali: due braccioli gonfiabili e fondale pvc
dimensioni:550 x 250 cm

ll mineralogista tedesco Abraham Gottlob Werner nel 1814 scrisse un importante libro intitolato “La Nomenclatura dei colori’’: esso rappresenta il primo rilevante tentativo di minuziosa descrizione delle tonalità di colore esistenti sulla Terra, riassunte in uno schema cromatico. Il libro non solo descriveva e dava un nome alle sfumature dei colori ma, per ognuno, indicava esattamente dove trovarli in natura, evidenziando con il linguaggio la poesia che si genera dall’osservazione. Questo volume precedeva la diffusione del mezzo fotografico, per cui ha rappresentato uno strumento valido per il lavoro di ricerca di molti scienziati ed artisti. Affascinata da questa dimensione tangibile di riferimento al colore, l’artista ha deciso di servirsi della catalogazione di Werner, traducendo digitalmente le undici tonalità di blu presenti nel libro, facendo sì che esse si fondano tra loro, sfumando l’una nell’altra: è così che crea il fondale per la sua opera. In questo spazio galleggiano i due braccioli gonfiabili bianchi, che sulla loro superficie riportano il disegno di un tentativo fallimentare di volo. Essi stanno sospesi nella mancanza di un corpo che li abita. L’opera prende il titolo “Schwimmflügel” dal termine usato in tedesco per indicare i braccioli da mare. La traduzione letterale in italiano è “ali da nuoto”.

Ali-mare, braccia-cielo: si forma un incrocio immaginario che intralcia il sogno ancestrale di attraversare il blu. Intralcia, ma non impedisce.